E’ curioso come un comune denominatore leghi le coppie che conosco. Non tutte, ovviamente.
Il progetto comune non sembra in discussione. Tuttavia, molte volte si procede per sentieri paralleli. Vicini o lontani, a seconda degli umori. A volte, non lo nego, si cercano delle vie di fuga. Forse più immaginarie che reali.
Non è bello desiderare di condividere un’emozione e accorgerti che al tuo fianco non c’è nessuno. O una persona distratta che nemmeno ascolta. Cose che potrebbero unire in realtà dividono, per un’abitudine alla suddivisione dei compiti che ti porta a procedere da solo per portare a casa la giornata. E’ utile. Ma dovremmo essere in grado di distinguere.
Questo stile di vita porta facilmente alla frustrazione. Il senso di solitudine con cui porti avanti la tua parte dei compiti, mentre lui o lei ha la parte meno pesante, fa nascere la rabbia. Tutto questo è assolutamente reciproco.
A volte ci chiediamo dove abbiamo perso il bandolo. Quando parlare per banalità ha sostituito il comunicare. In un momento lontano o vicino? Siamo ancora in tempo per recuperare? E lui o lei: prova quello che provo io? oppure va tutto bene e sono io che percepisco in maniera distorta la nostra vita? Quando ripenso a quando l’amore era più che altro teoria avevo le idee molto chiare. Pur non avendo un esempio di vita negativo, percepivo che parlare veramente era un’altra cosa. Ma bisognerebbe essere in due. Oppure siamo in due a volerlo ma nemmeno ce lo diciamo?
Credo che molte volte ci complichiamo la vita. Forse non siamo sempre in grado di accorgerci che la via più diretta rimane la più semplice da percorrere. Vediamo quello che non c’è e ignoriamo quello che abbiamo. O lo diamo troppo per scontato. O dovuto. E tutto questo lo sappiamo. Ma continuiamo a complicarci la vita. Esclusi i presenti, ovviamente.