È tutt’oggi… anzi: è dalla fine dell’autunno che guardo il cielo sperando che arrivi la neve. Niente. I meteorologi mi hanno assicurato che sarebbe arrivata nel fine settimana ma per ora niente. Niente di niente. Guardo fuori, nemmeno un fiocco.
E allora: tutto scorre nei binari della normalità e, per ora, sono contenta. Ho voglia di andare avanti senza troppe scosse, alimentando i tasselli di quotidianità che rappresentano i punti fermi quando arrivano i terremoti. Il mercato del sabato mattina, per esempio. Per prendere il pollo e le crocchette. Soddisfatti noi, contento Giovanni, super entusiasta Romeo, che per qualche giorno vede la sua porzione di croccantini arricchirsi di un sapore in più.
La cena con gli amici del sabato sera.. cambiano gli amici, cambiano i menù. Ma abbiamo bisogno di stare in compagnia e, possibilmente, ridere.
Il bagno con la casa svuotata, grazie al rugby del sabato pomeriggio: due ore tutte per me.
È questo che voglio: qualcosa che assomigli tanto al nulla. Come la neve, in fondo, che trasforma il panorama ridisegnando i confini, e lo fa senza violenza. In silenzio. Dolcemente. Annulla i rumori e tira fuori il lato più infantile di noi, senza sovrastrutture.
Lascio che immagini dal passato vengano fuori in ordine sparso e non cerco il perché. Mi piacerebbe “unire i puntini” e passare ad un nuovo livello, ma sento che manca ancora qualche tassello. E allora aspetto, sapendo che un giorno di questi mi ritroverò con la chiave in mano e vedrò tutto con chiarezza.