E’ sempre triste fare i conti con gli anni che passano e con le malattie che devastano.
Quando ieri sono entrata nella tua camera non sapevo cosa avrei avuto di fronte. Più o meno, ma non esattamente. Eri lì, nel tuo mondo popolato da chissà chi e chissà cosa, non ci hai nemmeno visti, anche se eravamo a un passo da te. P funge da labile filo che ti tiene legata in qualche modo qui.
Sempre più magra, sempre più minuta. Sempre più rannicchiata in un angolo in una dimensione chiara solo a noi.
Le tue urla che non comunicano niente di sensato, le parole che si mescolano tra di loro restituiscono solo impotenza a chi vive intorno a te e non riesce a fermare questa perdita costante di realtà. Non importa chi eri, non ci sei più. Non importa chi ti ama, per te non esiste più. E nulla dipende da te. Non ci sono più le esperienze, i legami, i collegamenti. Forse solo ombre e fantasmi. Ci restituisci ciò che potrebbe essere, ed è la cosa più difficile da superare.