Oggi il vento ha riportato in superficie alcuni ricordi. E ha spazzato via le nuvole. In questa visione così limpida conto i passi che mi separano dal fondo. Dalla fine. Ricaccio il magone e spero solo di non incontrare nessuno.
E così è. Attraverso la mattinata con i pensieri e le domande di sempre. E poi.. dove cazzo trovo un po’ di energia? Perché non la smetto di ingoiare per il quieto vivere? Arriverà mai il giorno della grande esplosione? Perché non vedo tracce di un sentiero sicuro? Perché tutto si rompe nel momento meno opportuno? Perché il mio rifugio sicuro è sempre il cibo?
Ho nella gola un urlo che non urlerò. E lacrime che non piangerò. E mani che non tenderò, almeno per ora. Anche se, confesso, mi brucia sapere che le persone giuste stanno a più di duecento chilometri da me.
Un balletto di foglie mi riporta all’essenziale. Un altro passo è fatto.