Voglio scrivere il libro più bello del mondo.
E passeggio e pedalo snocciolando frasi bellissime, concetti intelligentissimi, che metto a decantare in un angolo della mia mente, pensando di ritrovarli una volta passato il tempo giusto, una volta che si creano le condizioni, una volta che ho carta e penna, tastiera e computer… non li ritrovo mai…
E passeggio e pedalo e tutto intorno mi ispira: la vita quotidiana, episodi straordinari, persone particolari. Sosia di persone vicine o lontane, che non vedo da tanto tempo o che non vedrò più. Il vento che si palesa all’improvviso e che mi porta improvvisamente altrove. La pioggia, la neve, la nebbia. Il sole. Il caldo o il freddo, intensi. I primi tepori. L’arrivo del fresco. Le foglie che cadono. L’arcobaleno. Le nuvole e le loro forme straordinarie. Il tramonto. L’alba.
L’arrivo della metropolitana. Le facce rassegnate. I visi sorridenti. La città che si sveglia o quella che non vede l’ora di chiudere tutto. Il lunedì mattina, sonnacchioso. Il sabato, caotico. La domenica, dipende dalla stagione. E le luci, e le ombre. Il caos, il silenzio. La sirena dell’ambulanza.
E l’umore, che filtra tutto quello che accade. Che a volte mette dei paletti, perché non ho voglia di farmi raggiungere. Altre volte, al contrario, ho fame di vita. E osservo sorridente quello che ho intorno. A volte capita persino di incontrare un altro sorriso e condividere un momento straordinario.
Il libro più bello del mondo, le frasi, la memoria. La gente, la vita. Il sorriso e la felicità. Mi sono persa.