Non so il tuo nome, non l’ho mai saputo.
Sono circa dieci anni che frequento questa zona, d’estate. I primi tempi il giardino accogliente trasudava vita. La mattina condividevate il caffè, il pomeriggio il fresco, la sera un ‘goto de vin’ (un bicchiere di vino). E sempre tante chiacchiere e risate. Certo, le risate del nord-est. Che non coinvolgono chi non c’entra, ma uniscono gli intimi.
Poi, un giorno, all’improvviso, per quanto ne so io, tuo marito è morto. Intorno alla casa si percepiva un’aura di smarrimento. I giorni seguenti tanta gente veniva a trovarti, vestita in modo improbabile per il caldo luglio. Era il rispetto dovuto all’amico di una vita. Al parente capace di sorridere a tutti, minuto ma instancabile, nel suo affrontare la vita. Non ti ho più vista quell’estate. Né sul dondolo, né al tavolino di sempre. Ma c’erano i tuoi figli a proteggere il tuo dolore. E a prendersi cura di te.
L’estate dopo eri di nuovo lì, il tempo aiuta. A farti compagnia sempre donne, e un cagnolino, terrore di Romeo. Da allora abbiamo iniziato a salutarci. Sono tornate le risate e le chiacchiere. Anno dopo anno, ero contenta di ritrovarti lì, una parte importante di un quadro rassicurante. Eri sempre più affaticata. Avevi bisogno di qualcuno che ti aiutasse nella quotidianità. Ma trasmettevi una forza incredibile.
Quest’anno non ci sei, non c’è più nessuno. Nemmeno il dondolo. Il giardino è curato come sempre, non si percepisce la desolazione, ma non ci sei più tu. Che tu sia con tuo marito o con i tuoi figli, voglio immaginarti felice. Che ridi. E parli. E condividi un goto de vin.
photo credit: Witches house via photopin (license)