Una volta, tanto tempo fa, una bambina ballava, danza classica. Quando è arrivato il momento delle punte, ha capito che poteva sognare. E sognando sognando si è ritrovata sul palco della Scala, perché sognare non costa niente. Poi ha visto le vere ballerine della Scala e ha capito l’abisso che c’era tra loro. Nessun dolore, il sogno è in ogni caso una benzina vitale.
Tempo dopo, un giradischi in camera, un disco live, una spazzola in mano, e gli occhi chiusi: serve altro per trasformarsi in una rock star?
Poi, la magia dei libri, le parole che ti prendono e ti intrappolano in vite più o meno lontane, in dimensioni più o meno sconosciute, in sensazioni mai provate prima. E scoprire di ritrovarsi bene in quelle storie, leggerle tutte d’un fiato fino ad una cinquantina dalla fine poi rallentare, rallentare tantissimo, perché la parola fine ti espellerà definitivamente e non è sempre facile trovare una nuova storia in cui perdersi.
Non ho mai capito quanto poter chiamare amiche le parole. A volte mi divertono, mi scaldano, mi fanno sentire unica. Ultimamente feriscono, soprattutto. Perché nascondono altre parole, mi costringono ad una fatica immane, una sorta di nascondino in cui non è facile ritrovare il vero senso.
E poi ci sono le Mie parole, quelle che probabilmente non ho mai avuto il coraggio di pronunciare, ho chiuso dentro un cassetto, in fondo in fondo al cuore, e ora non riesco a ritrovare.
Sognare non cosa niente, anzi, io direi che è vitale.
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