In questi giorni silenziosi e nervosi, con tanti pensieri in movimento, devo dire, mi manchi di più. Faticosamente mi sono abituata a rinunciare all’appuntamento delle cinque del pomeriggio. Quante cose si danno per scontate. Tipo: la tua capacità di vedere la vita, e le esperienze, dal lato più positivo. Le ultime passeggiate, in cui mi raccontavi la tua Milano, o la tua proposta di accompagnarmi in un posto quando camminare era diventato, per te, molto faticoso: sono momenti a cui penso quando ho bisogno di riattivare la serenità. Questo parlare quasi ininterrottamente l’ho rivisto in Giò, un po’ di tempo fa, quando era con un suo gruppo di amici. Riempiva tutti i silenzi. E pensare a te è stato immediato.
Ho un’immagine lontana, ero nella mia cameretta blu, nel mio letto bianco. Non ho idea cosa fosse successo prima. Ma ero arrabbiata e triste. Ti sei seduto vicino a me, hai parlato con me per non farmi addormentare così. Ecco. Anche oggi sono arrabbiata e triste, la differenza è che sono sola. Che fregatura! Sono giorni che sento questo vuoto intorno a me. Sono fasi, momenti. In questo caos emotivo vorrei tanto un tuo abbraccio, una tua battuta. Non risolveva, ma aiutava.
Cerco una risata. Tutto sembra più accettabile dopo una risata.
Ridi sempre, ridi, fatti credere pazzo, ma mai triste. Ridi anche se ti sta crollando il mondo addosso, continua a sorridere. Ci son persone che vivono per il tuo sorriso e altre che rosicheranno quando capiranno di non essere riuscite a spegnerlo.
Roberto Benigni
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