In realtà i gamberi non camminano all’indietro ma in avanti. È vero però che, di fronte a un pericolo, i gamberi fanno un balzo all’indietro. Come? Con una forte contrazione dei muscoli addominali che provoca la flessione improvvisa della coda a ventaglio, costituita dall’ultimo paio di appendici addominali, gli uropodi. Passato il pericolo, però, riprendono a muoversi normalmente.
(Fonte: Focus)
E’ bastato poco, veramente poco.
Quelle che credevo certezze mi si sono sgretolate improvvisamente davanti e mi sono ritrovata in un luogo che non riconoscevo quasi più ma, ahimé, tanto familiare. E quel che è peggio, totalmente disorientata. L’onda ha spazzato via tutto: i punti di riferimento, il sorriso, la meta. Chi sono, dove sto andando, quali sono i miei compagni di viaggio?
Ho fatto l’unica cosa che so fare bene, ultimamente: camminare. Intanto la rabbia sommergeva ogni cellula del mio corpo. Il respiro annaspava, come sempre, in queste occasioni. Aria! ho bisogno di aria e silenzio. Come un burattino mi sono fatta trasportare da Romeo, tanto ormai conosce le direzioni. Io respiro e cerco, dovendo trovare in fretta l’equilibrio dovuto a chi ha bisogno di una guida che lo trattenga ai margini della disperazione. Fatto.
A questo punto rimango sola e mi sento tanto diversa da poche ore fa. Sento che la gabbia è più solida di quello che credevo. E non so se ho gli strumenti più giusti per creare un varco e cambiare. Prevale il disfattismo. “E’ tutto inutile”. Mentre le lacrime iniziano a scendere sul viso sconfitto.
E’ durato un attimo.
Passato il pericolo, però, riprendono a muoversi normalmente. Anch’io. Ma sono tornata indietro, lo so. E il vento ha cancellato le tracce. Devo ritrovare la direzione. Devo ritrovare la fiducia. Devo ritrovare il sorriso aperto e ottimista. Devo poter abbracciare senza questo muro di diffidenza che sento dentro. Ma mi sto muovendo. Non scappo. Vado avanti.