Come un lagotto fiuta bosco terra e aria in cerca di preziosi tartufi così sono io, in questi giorni, alla ricerca di parole.
Tante, quelle che mi piacerebbe scoprire dentro di me, come un tesoro dei pirati, per trovare quella storia per quel libro che per ora non c’è. Cerco cerco, indago, giro. Scavo. Piccoli entusiasmi e poi: nooooo, non ci siamo. Riprendo questo viaggio senza un metodo, una direzione.
Parole, solo parole. E basta. Quelle che respingo al mittente quando vengo attaccata senza un perché. Quelle dure, di marmo, quando cerco un varco con un adolescente ma niente! impossibile. Quelle vuote, sparse un po’ qua e un po’ la, nella quotidianità. Dal tempo al peso. Non ascolto nemmeno più. Quelle mai dette, non so perché e sto ancora aspettando. Quelle dolci, che sanno di Casa. Quelle amare, dopo un fallimento. Quelle struggenti, per qualcosa che non c’è più. E mai più tornerà. Quelle allegre, tra amiche, che sanno attraversare tutto: tempo, distanza, vita. Eppure siamo sempre così vicine. Quelle sussurrate, nei momenti più intimi. Quelle urlate, nella rabbia di un aspro confronto. Quelle che mettono a nudo, e non è sempre piacevole. Ma utile. Quelle che danno calore, che ti porti dentro, felice di aver vissuto quel momento. Quelle inutili, che ti sospendono in un inganno verso te stessa, c’è bisogno anche di quelle, di tanto in tanto. Le parole chiave, quando capisci di essere al punto di non ritorno. Quelle a ruota libera, quando non riesci più a trattenerle, in un’esplosione di vita. O quelle rinchiuse, che non riesci a tirare fuori, perché nascondono un dolore che non si ha voglia di affrontare. Quelle piene di energia. Quelle pronunciate, scritte, cantate. Cercate. Trovate. No. Non le ho ancora trovate.