Archivio per gennaio, 2018

Il mio viaggio perfetto

Pubblicato: 25 gennaio 2018 in 2018
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Metto in loop l’ultima canzone scaricata, un’intensa dedica d’amore di uno dei miei cantanti preferiti.

Auricolari. Vado. Volo. Oltrepasso l’invidia per quello che non ho e, probabilmente, non ho mai avuto, se non per attimi. Guardo le mie mani, esploro i frammenti e vedo solo briciole. Esamino attentamente. Chissà mai che non ci sia nascosto un semino che, piantato nel posto più caldo del cuore,  si trasformi in pianta, rigogliosa, profumata, viva.

No… niente! Non mi resta che preparare il terreno, visto che la primavera è dietro l’angolo. E, con lei, la speranza.

Non ho voglia di rimanere ancorata a terra, sbatto più forte le mie ali, per raggiungere una dimensione tutta mia. Vorrei sentirmi come in quel momento della vita in cui non c’è nessuna differenza tra fantasia e realtà. Un giorno puoi essere la principessa del castello, il giorno dopo scappi dai cattivi. O sei il cattivo che rincorre gli amici, ridendo e sperando di trovarli tutti prima che ti dicano che è arrivata l’ora di interrompere l’incantesimo. Vorrei poter credere che basta un bacio e passa tutto. Vorrei tanto quell’abbraccio forte che scaccia tutte le paure del mondo. Quello che ti fa sentire protetta, ovunque e comunque.

Non posso elemosinare un abbraccio, meglio stare senza, convincermi che non sia tanto importante. Come iniziare la giornata senza un sorriso. Come far finta di non sentire quei silenzi carichi di parole non dette. E di rabbia, talvolta. Faccio una piroetta e stacco tutte quelle etichette che mi hanno accompagnato nel viaggio, ne faccio coriandoli colorati e li lancio in questo cielo azzurro. Guardo le mie ali, non sono mai state tanto forti. Non penso di essere speciale, ma suppongo di essermi accontentata. Voglio solo far parte del club delle persone felici, che male c’è? Esploro la dimensione del tutto è possibile, sicura di non essere io quella sbagliata. E volo, sola. Per ora.

Camminando

Pubblicato: 23 gennaio 2018 in 2018
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Poco più di un anno fa mi sono trovata al punto di non ritorno. Finalmente chiara la consapevolezza che il limite era stato oltrepassato. Non c’era più amore. Né stima. Né tracce di serenità. Né corpo. Solo dolore. Stanchezza. Rassegnazione. In quel bosco del trentino, sono stata sommersa da una valanga di sensazioni, e un B A S T A !!! mi è uscito dalle viscere, ha toccato tutte le cellule, è risalito per tutto il corpo e si è trasformato in lacrime, mi ha tolto il respiro ma mi ha fatto prendere una direzione.

Non sapevo bene come, ma avrei dovuto recuperare tutta me stessa, pezzo dopo pezzo. Forse per caso, in quei giorni, nella mia pagina FB è apparso un articolo sulle indicazioni dell’OMS circa i 10000 passi quotidiani: avevo bisogno di una strada e quella mi è sembrata alla mia portata. Ho sempre camminato molto, ma da allora mi sono imposta più disciplina. Passo dopo passo, ho ottenuto risultati che non mi sarei mai immaginata. Giorno dopo giorno il corpo si trasformava, restituendomi alla vita. Ma non era solo il corpo. Tutto ha iniziato a muoversi, a trasformarsi, dentro e fuori. La quotidianità era ancora pesante, ma io ero altrove, nella mia dimensione, e nessuno avrebbe potuto fermarmi: né le critiche né le ansie altrui. Esistevo solo io e la mia strada.

Non avendo un programma definito, mi sono persa. Ma anche in questo caso, la tristezza ha aggiunto note importanti che, forse, avrei voluto evitare.

Non è sempre facile mantenere integra la coerenza. Alta l’energia. Forte la motivazione. Quando ci si perde, è faticoso ritrovare la direzione. Imprevisti o probabilità? L’errore che non ho fatto, fortunatamente, è chiudere. Chiudermi. So che le opportunità possono essere ovunque, anche negli angoli più nascosti di me. L’aiutino mi è arrivato ieri: FARE UN PASSO INDIETRO. Ritrovare (dentro di me) l’obiettivo originale e, così, la giusta rotta, “modificare il piano, prendere una direzione diversa, o cambiare compagni di viaggio. Tutto questo è ammesso.”

E CONTINUARE  A CAMMINARE, E ANDRÀ TUTTO BENE

(stra)Ordinaria domenica

Pubblicato: 21 gennaio 2018 in 2018
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Oggi, in questa domenica di gennaio, il mondo visto dalla finestra assomiglia molto a una prova generale della primavera. La sensazione visiva è confermata anche una volta uscita di casa; ma il freddo, quello c’è tutto.

L’energia di questo sole fa il suo dovere: abbatte la mia pigrizia e mi convince ad allungare il giro con Romeo. Scendo lungo il Naviglio e capisco che la mia sensazione è largamente condivisa: è da tanto tempo che il popolo degli sportivi non era così numeroso. In particolare, guardo quelli che corrono. No, non cambio idea. La corsa proprio non mi attira.

Quindi torno a me. Penso e cammino. Osservo e cammino. Cammino e basta. A casa mi aspettano i soliti doveri domenicali e io non vedo l’ora che arrivino le due così posso uscire di nuovo, senza cane, e camminare ancora. E compiere quel tragitto sempre uguale ma sempre diverso, nella sostanza. Sono nell’occhio di un ciclone, tra sensazioni, emozioni, desideri e idee. Ogni istante è carico di qualcosa, e sto imparando a educare la testa a seguirmi nei miei improbabili viaggi. E ora che la persino la notte lavora in mio favore, suggerendomi nei sogni le risposte che il giorno non trova, sento finalmente una piena armonia tra i miei opposti. E così sia!

Buongiorno mondo!

Pubblicato: 18 gennaio 2018 in 2018
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Sono già al quinto caffè, oggi va così.

La giornata è di quelle che parte bene, molto bene.

Primo: c’è un sole deciso.

Effetto domino: trovare una frase FONDAMENTALE in uno dei tanti libri che sto leggiucchiando in questo periodo. Farla diventare un mantra durante tutta la passeggiata con Romeo, dimenticarsi persino di quel freddo che mi congela le dita. Quasi inconsciamente, far crescere un sorriso che, evidentemente, illumina il mio volto. Rapportarsi così al mondo e riceverne le risposte. Sconosciuti che mi salutano, sorrisi ovunque, tutti rivolti a me.

Sentire l’energia  che cresce dal profondo e muove tutti i miei primi cinquemila passi della giornata. Avere il sospetto che oggi è diverso da ieri. E dall’altro ieri. Perché oggi tutto mi sembra facile. Oggi inquadro meglio i miei obiettivi. Faccio mente locale, e mi rendo conto che è molto tempo che non mi sento quella sbagliata in un mondo perfetto. Respirone.

Tre.. due.. uno! Buongiorno mondo! Auguro a tutti una giornata come questa!

Specchio specchio delle mie brame..

Pubblicato: 16 gennaio 2018 in 2018
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Oggi, il programma mi piace. Prendo con un certo anticipo Giò da scuola, scarichiamo i pesi a casa e poi via: pranzo veloce a Milano, lo accompagno verso una tappa per il suo futuro e ho circa tre ore di libertà, in una zona centrale piena zeppa di negozi.

Peccato non mi sia mai piaciuto dedicarmi allo shopping. Oggi lo devo fare e, in partenza, tanto tanto entusiasmo. Entro ed esco dai negozi. Non mi piace niente. Grandi marche e altre (a me) sconosciute: la frustrazione è la stessa. Sono io? probabilmente sì.

A un certo punto entro in un grande magazzino, mi obbligo a scegliere un paio di maglioni da provare e mi fiondo in camerino. Primo: che schifo. Secondo: idem.

Esco. Provo a scegliere una borsa: niente. Non riesco a vedermi addosso nulla. Era successo lo stesso con le scarpe, qualche mese fa.

Alt! Stop! qui c’è un problema, ragazza! Ebbene sì. No… no… non si tratta di grassa/magra. Può essere successo qualche volta, ma so che è una cazzata. No. Mi è rimasta l’abitudine di guardare cose che mi permettano di nascondermi, come facevo prima. Ma non sono più quella persona.

Chi sono oggi? Mi guardo intorno e, cazzo, non lo so! Sono avvolta dalla nebbia. I punti fermi sono veramente pochi, il resto è da ricostruire. Questo non mi fa paura, al contrario. Ho un elettrizzante senso di libertà, quasi sempre. Procedo un po’ a casaccio, cercando corrispondenze, nel bene e nel male. Attraverso tutto quello che mi va di attraversare,  senza pregiudizi. Senza paure.

Forse quello che mi spaventa, in fondo, è la stabilità. La Scelta.

Vorrei che tutto quello che mi fa star bene semplicemente mi seguisse nel mio viaggio, ma purtroppo non va sempre così. Vorrei che il mio nuovo mondo si componesse in maniera dinamica, pezzo dopo pezzo. Vorrei tutto facile, ma quando mai? al contrario, temo che dovrò conquistarmi tutto faticosamente. Oggi assaggio. Assaporo. E spero, presto, di guardarmi allo specchio e vedermi con i vestiti giusti, le scarpe giuste, la borsa giusta. Le parole giuste, le idee giuste, i sogni giusti. La vita, la più giusta, quella perfetta, per me.

Imperfezione

Pubblicato: 10 gennaio 2018 in 2018
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Mattina, mi guardo allo specchio: mmmh… il bernoccolo sulla fronte è stabile da tre giorni. Esploro il resto della faccia, capelli, fronte, occhi… ruoto leggermente la testa verso destra, poi verso sinistra… Non sarò mai perfetta! Vorrei esserlo. Una perfezione tutta mia, per carità. Invece valuto tutto quello che non va, quindi mi peso (una droga, lo so) e inizio la giornata.

Ma questa cosa dell’imperfezione continua a viaggiarmi dentro, non mi lascia in pace. E penso a tutte le parti clamorosamente imperfette della mia vita. Allontano le frasi vagamente consolatorie, ‘l’imperfezione ci rende unici’ o cose del genere. Oggi vorrei proprio sentire da dentro l’orgoglio della perfezione: sapere che ogni passo che mi ha portato qui è quello giusto, e che ogni piccola o grande cosa che compone il mio mondo è una scelta consapevole. Che tutte le persone che frequento mi scelgono ogni volta, come io scelgo loro, senza se e senza ma. Vorrei sentire che non mi sto accontentando, per paura o fatalità. Vorrei sapere se tutte le parole che dico vengono capite. E se capisco sempre quello che gli altri mi dicono, o interpreto, aggiustando la realtà.

Scuoto la testa, basta! Andiamo Romeo!

Esco, e scopro che anche il tempo è imperfetto: sole ovunque, ma pioggia. Anzi, pioggerellina fastidiosa. Nuvoloni neri si alternano a squarci di azzurro. Ho bisogno di un caffè. E riparto da qui: oggi, respiro a pieni polmoni. La crisi di ieri è passata. E non è poco.

Normalità

Pubblicato: 8 gennaio 2018 in 2018
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Via tutto! non c’è più traccia del Natale, non fosse per gli scatoloni che prima o poi qualcuno si prenderà la briga di accomodare in cantina.

Oggi tutti fuori, spalanco le finestre e cambio l’aria. E’ necessario, di tanto in tanto, non avere niente intorno. Osservo la grande palla trasparente piena di cioccolatini che ho vinto alla lotteria natalizia. Sono ancora tutti là, quasi non mi riconosco.

E mentre aspiro tutti gli aghetti superstiti, ripenso a quelle lacrime. E rifletto se ho fatto bene a buttarla sul ridere, per alleggerire la tensione. Non lo so, vorrei avere tutte le risposte ma non è così. Non so se ho tralasciato qualcosa, occupandomi tanto di me, in questi mesi (non avevo scelta). Il controllo maniacale nella quotidiana lotta tra calorie introdotte e calorie bruciate fa mettere sempre me al primo posto: è giusto? E tutto questo percorso mi ha portato a fare luce solo su una parte di me, la porzione in ombra scalpita per trovare la sua ribalta, e vivere al sole!

Ed è la strada più difficile, occultata da mille paure e insicurezze.

Quindi, amore mio, sappi che quando ti dico di credere in te stesso so benissimo che non è facile, soprattutto quando punti di riferimento tanto importanti per te ti dicono che non sei all’altezza.
Credimi, può succedere che si gettino sulle spalle degli altri la sofferenza e la rabbia, non sapendo se le spalle sono abbastanza forti per sopportare quei pesi. Tu sei stato bravissimo. Ma ti sei tenuto tutto dentro, e ora che la vita ti richiede di volare, hai un peso che ti trattiene a terra. Liberatene! Ascoltami, ti prego. Ignorando le ferite, non cicatrizzano. Curandole, ritroverai la leggerezza che è giusto tu abbia. Per chi sei, per come sei, per l’età che hai. Per quello che vuoi: ‘normalità’. Non la luna, normalità.

PS: hai pianto per un complimento, è così doloroso sapere di avere una bella testa?

Ouverture

Pubblicato: 4 gennaio 2018 in 2018
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Metropolitana, fermata Porta Genova. Il mio appuntamento è tra una decina di minuti. Come sempre, ho la musica a tenermi compagnia, ad agevolare qualche volo pindarico. Mi guardo intorno. Sono fuori dai tornelli. La gente va e viene con una certa fretta, è l’ora di fine lavoro e del rientro verso casa.

La stazione si sta riempiendo delle varie attività abusive: dagli ombrelli alle cuffiette, ai rumorosissimi e illuminatissimi giochi per i bambini. Un giocoliere attrae la mia attenzione: inizia a far roteare le sue palline rosse, ogni tanto ne perde qualcuna. Ma non è questo. Il fatto è che ha scelto un posto molto strano per esibirsi. Le persone, qui, non si fermano. Qui si va di fretta, verso casa o verso la propria serata. Ma lui continua in questa specie di danza in cui il ritmo sempre più serrato si conclude inesorabilmente con una pallina che rotola verso direzioni improbabili. E allora sì, qualche passante la raccoglie, la lancia al proprietario ma continua il suo percorso.

Intanto le bancarelle sono quasi pronte. Il tizio più vicino a me pare avere un’attenzione maniacale per la sua vetrina improvvisata: continua a prendere e spostare gli equilibri, mai soddisfatto del risultato raggiunto. Sposta una serie di oggetti, indietreggia di un passo, valuta l’insieme, scuote la testa, e continua il suo lavoro.

Ma a un certo punto, come per una nota stonata durante l’esibizione di un’orchestra, i ritmi cambiano. Rapidi scambi di sguardi tra i venditori ma gesti lenti e inesorabili: le bianche lenzuola che facevano da tappeto si trasformano in sacchi in cui nascondere la mercanzia. E’ arrivata l’Autorità. Il bersaglio è il giocoliere. Che interrompe il suo numero e inizia a mercanteggiare per il suo show. Più parla più i venditori riescono ad organizzare la ritirata. Sembra un branco di bradipi, mi colpisce la lentezza dei gesti.

“Ehi, ciao!” due baci sulle guance e via, direzione Mudec per la mostra Klimt Experience. Anch’io ho la mia serata che mi aspetta.

3.. 2.. 1…… Happy New Year!!

Pubblicato: 2 gennaio 2018 in 2018
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31.12.2017, ore 23.59: l’atmosfera in casa è quella giusta. La cena con gli amici, da noi, decisa all’ultimo, sembra fare la sua parte per farci scivolare in discreta armonia verso il nuovo inizio. La torta, portata dagli ospiti, il moscato, il nostro, le ultime banalità e accendiamo la tele per seguire il tradizionale count-down. 3…. 2… 1… Evviva! sorrisi, abbracci, baci sulle guance e si riparte, per altri 365 giorni pieni di speranze.

1.1.2018, ore 1.24: l’atmosfera, in casa, è, purtroppo, quella solita. Niente, basta niente, e scoppia la tensione. Salutati gli amici, ci si ritrova a recitare il solito copione. Questa volta non mi faccio intrappolare. Le voci rimangono lontane, non comunicano nulla: né a me né tra di loro. Questa volta sono altrove, solo una piccolissima parte di me rimane vigile per poter intervenire nel caso di eccessi.

Ma voglio altro. E, per ottenerlo, non posso restare ferma nel ruolo prestabilito. Sto annusando la vita, per capirne la direzione. E lo devo fare in fretta, per il bene di tutti. Soprattutto per me.

In questo preciso momento viaggio nel mondo come una spugna, permeabile a tutto, ricettiva agli stimoli, senza barriere. “Oh vitaaaa…”

Tutti gli ostacoli sono costretta a ignorarli, per evitare che si trasformino in una pesante catena. Mi rendo conto: posso apparire insensibile e stupida. Ma anche questo non mi tocca. Quindi cerco nelle pieghe della vita cosa mi sono persa per strada. Voglio capire se ho ancora delle protezioni che creano delle distanze tra me e il mondo. Tra me e l’amore. Tra me e la vita. Voglio riprendermi quella totale libertà che mi permetta di volare. E realizzarmi oltre i giudizi degli altri. Ma soprattutto dei miei. I pregiudizi.

C’è tutto un mondo, dentro di me. Che vuole uscire, arricchirsi e ritornare a casa. Nell’esercizio quotidiano delle ‘affermazioni positive’ (lascia stare….) è venuto fuori questo: scrittura, grafica, web. In quest’ordine. Devo shakerare tutto, trovare la sintesi e agire. Agire. Agire!