Metto in loop l’ultima canzone scaricata, un’intensa dedica d’amore di uno dei miei cantanti preferiti.
Auricolari. Vado. Volo. Oltrepasso l’invidia per quello che non ho e, probabilmente, non ho mai avuto, se non per attimi. Guardo le mie mani, esploro i frammenti e vedo solo briciole. Esamino attentamente. Chissà mai che non ci sia nascosto un semino che, piantato nel posto più caldo del cuore, si trasformi in pianta, rigogliosa, profumata, viva.
No… niente! Non mi resta che preparare il terreno, visto che la primavera è dietro l’angolo. E, con lei, la speranza.
Non ho voglia di rimanere ancorata a terra, sbatto più forte le mie ali, per raggiungere una dimensione tutta mia. Vorrei sentirmi come in quel momento della vita in cui non c’è nessuna differenza tra fantasia e realtà. Un giorno puoi essere la principessa del castello, il giorno dopo scappi dai cattivi. O sei il cattivo che rincorre gli amici, ridendo e sperando di trovarli tutti prima che ti dicano che è arrivata l’ora di interrompere l’incantesimo. Vorrei poter credere che basta un bacio e passa tutto. Vorrei tanto quell’abbraccio forte che scaccia tutte le paure del mondo. Quello che ti fa sentire protetta, ovunque e comunque.
Non posso elemosinare un abbraccio, meglio stare senza, convincermi che non sia tanto importante. Come iniziare la giornata senza un sorriso. Come far finta di non sentire quei silenzi carichi di parole non dette. E di rabbia, talvolta. Faccio una piroetta e stacco tutte quelle etichette che mi hanno accompagnato nel viaggio, ne faccio coriandoli colorati e li lancio in questo cielo azzurro. Guardo le mie ali, non sono mai state tanto forti. Non penso di essere speciale, ma suppongo di essermi accontentata. Voglio solo far parte del club delle persone felici, che male c’è? Esploro la dimensione del tutto è possibile, sicura di non essere io quella sbagliata. E volo, sola. Per ora.