Qualche giorno fa un’amica mi ha chiesto dei consigli per un suo problema. Io ho condiviso la mia esperienza, perché evito di salire in cattedra, sempre.
Più parlavo e più vedevo un muro. “Eh.. ma per me non va bene”… “Eh no, non ci siamo!”… “In Italia sai come funzionano le cose…”.
Ho fatto fatica a trattenere il nervosismo per quell’atteggiamento assurdo. Perché mi chiedi aiuto se poi non ti sta bene niente? Alla fine ho solo risposto: “se vuoi veramente risolvere il tuo problema, inizia con un po’ di umiltà!” Stop.
Però.
È vero che quando un problema l’ho sentito molto più grande di me mi sono messa in difesa. Ieri, dopo un piccolo passo nella giusta direzione che va però contro la mia natura e mi lascia quindi un retrogusto amaro, ho scambiato due parole con un amico. Il quale, invece di rassicurarmi, mi ha detto: “Basta con le scuse! Vai avanti e basta!”
Il primo istinto è stato di mandarlo a quel paese: perché banalizzare i miei sentimenti? Poi ho ritrovato la mia umiltà, i consigli ricevuti e riposti in un cassetto, insieme al tempo perso. Ho dovuto ammettere che è stata solo la paura a bloccare l’azione. Muovermi in un campo del tutto sconosciuto, senza certezze, senza compagni di viaggio mi ha fermato.
Oggi, che non sono più sola, che la mente si è aperta, che il coraggio supera la paura… lo sento forte l’urlo: SI PUÒ FARE!