Qualche settimana fa, quando ho visto spuntare i primi panettoni nel supermercato di sempre, ho sentito un’ondata di disgusto crescermi dentro.
Al lavoro renne e strenne ci tengono compagnia da qualche giorno, tra indifferenza e fastidio. Mio.
Poi, oggi, l’amica di una vita, ha commentato il mio atteggiamento: “Peccato… ti ricordi quanto ti piaceva il Natale?”
Ho dovuto riflettere su questo. Arrivata a casa, dopo cena ho chiesto: “G., ti piace il Natale?”
Purtroppo la risposta me l’aspettavo, anche se speravo fosse diversa. Ma sentire un non convinto SI trasformarsi in un deciso NO, associato alla famiglia. E ritagliare l’anno perfetto lasciando fuori tutte le feste e quei momenti che dovrebbero essere la base di quel bagaglio di serenità che ciascuno si porta sempre dentro nel corso della vita: lo scudo non ha funzionato. È triste. Ovvio. Ingiusto.
Le solitudini hanno camminato fianco a fianco senza avere il coraggio di guardarsi negli occhi e riconoscersi.
Non piango, né rimpiango. Riparto da qua. Per fortuna ho ancora il tempo per dare a questo Natale un senso tutto nostro. Che allontani ombre e rabbia e ritrovi l’Amore.
E lo dico proprio oggi che prenderei a calci negli stinchi tutto quello che puzza.. ehm… profuma d’amore.. le parole sono importanti, lo so.
Forse se mi ripeto: “Mi piace il Natale.. Mi piace il Natale.. Mi piace il Natale..” come un mantra di un lungo calendario dell’avvento, a partire da oggi domani, ci posso arrivare con lo spirito giusto. Oppure no. Ma non importa. In nostro Natale, farò l’impossibile, sarà il nostro speciale Natale.