Treno. Si torna. Vorrei dire a casa, ma non è proprio così. Forse si, per certi aspetti. Ma in realtà sento che tutto quello che so e che voglio, di me e da me, sta dentro lo zainetto che mi porto dietro.
Come sempre, incontrare le amiche di una vita mi arricchisce. Anche solo di domande. Che meritano risposte sincere. Da me e per me. Ci sto pensando.
Anche qui, nei ruoli di sempre, sono stata una figura sbiadita. Come figlia, non ne parliamo. Insofferenza e disabitudine non hanno restituito la migliore me. Come mamma di un ragazzo influenzato.. vogliamo parlarne? sempre in giro e refrattaria a tutti i consigli che arrivavano, assente e arrogante, quindi.
Ok. Devo ritrovare un po’ di dolcezza… prima o poi. Perché sto abbattendo alcuni muri: e lo devo fare con forza, per fare un buon lavoro. Veloce. Inesorabile. Inevitabile. E quello che già vedo, oltre il muro e le macerie, mi piace, mi attrae, mi stordisce e inebria. Devo proseguire per questa strada, perché è quello che voglio.
Per chi si trova lungo la mia strada: pazienza. È un momento di disequilibrio. Ma è uno dei periodi più interessanti e intensi della mia vita. Da molto. Moltissimo tempo.