Archivio per settembre, 2019

Gocce della sconfitta

Pubblicato: 29 settembre 2019 in 2019
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Gocce di sconfitta
Foto di Sr. Maria-Magdalena R. da Pixabay

Le gocce scendono lentamente, dalla boccetta al bicchiere, piano piano, come la promessa di arrivare alla tua anima e far tacere il dolore. Si fermano, insisti, non ti arrendi. Togli il dosatore e versi tutto il contenuto, ignorando i nostri sguardi attoniti. La serata finisce così, la tua macabra ironia peggiora la situazione, se possibile. Ma è una battaglia che non mi interessa più.

Oggi la scena si ripete, una discussione come tante e la tua reazione di sempre.

Vorrei che capissi che ogni goccia aumenta la distanza tra noi, non solo fino a quando il principio attivo ti caccia nella dimensione del nulla. Per sempre. Quando sento la tapparella che scende, a qualunque ora, mi dici ancora una volta che rinunci, ti nascondi al dolore, addormenti le emozioni. Goccia dopo goccia è finito tutto, il baratro è incolmabile: tu, avvolto nella tua rassicurante nebbia, nel tuo mondo in bianco e nero; io, che ho trovato l’uscita, mi aggiro in un mondo colorato, profumato, vivo.

Tu, sempre più lontano. Io, sempre più lontana.

A piccoli passi verso.. qualcosa..

Pubblicato: 21 settembre 2019 in 2019
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Foto di StockSnap da Pixabay

Questa mattina lo sapevo che non era la giornata giusta. Ma mi sembrava maleducato tirarmi indietro all’ultimo. Poi non ero sicura che rinunciare fosse la risposta: rimanere a casa, e poi? Quindi ho messo nello zaino il mio pranzo al sacco. L’acqua. Tutti i miei dubbi. E sono andata verso il mio appuntamento.

Per tutto il viaggio in macchina ho pensato: ho sbagliato, oggi non ce la farò a camminare e salire e respirare e… no… non ce la farò!

Zaino in spalla inizia la passeggiata. La prima parte procede senza difficoltà, seguendo il corso di un torrente, le cascatelle, piccole piscine naturali, fitta vegetazione, tutto bene. Tanta paura per niente.

Poi però, tutto cambia. La salita diventa ripida e la certezza del fallimento torna a invadere la mia testa. Un passo dopo l’altro, mutismo assoluto e nel cervello proietto tutte le mie paure che, in questa occasione, non mi aiutano. Cerco di non disperdere l’energia così stupidamente, mi attacco al consiglio di procedere a piccoli passi, piccoli gradini, armonizzando la respirazione al movimento.

Per un po’ funziona. Mi concentro sul corpo e sul respiro e il resto si allontana. Bene così, posso andare fino in cima, posso, ce la posso fare. E dentro di me si compongono le frasi, un post sulla paura di non farcela e io, forte senza convinzione, che sfido i miei fantasmi e vinco.

NO.

Le parole sbiadiscono, sento salire l’affanno che, piano piano, prende il possesso dei miei muscoli, poi del mio respiro, infine della mia testa. Vorrei sparire e tornare a casa, così non dovrei dire a tutti che devo fermarmi, e so che si fermeranno tutti, e questo risuonerà come un enorme fallimento dentro di me. E succede tutto esattamente così. Con la rabbia che, passo dopo passo, cresce, mentre percorro la strada del ritorno. Vorrei essere sola perché la mia testa non si ferma mai, una centrifuga velocissima che esamina tutto, ogni singolo frammento, ed è tutto sbagliato, ed è tutto da rifare, tutto da allontanare… ecco: passo dopo passo ho distrutto tutto, ogni singola cosa, ogni singola persona, tutto quello che fino a questa mattina aveva un senso era improvvisamente da allontanare, da cancellare. Per il mio bene ma non solo.

Raggiungiamo il torrente: l’acqua limpida, le cascate, le piscine naturali, la fitta vegetazione, la macchina, i pensieri, la paura del fallimento, e la notte sul divano. Dove sono sola, a rimettere ordine a tutto questo casino!

Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio.
Samuel Beckett

Le catene della libertà

Pubblicato: 16 settembre 2019 in 2019
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E spettinata resti qua
Perché la più grande libertà
È quella che ti tiene in catene
Perché la più grande libertà
È quella che non ti lascia andare via
PINGUINI TATTICI NUCLEARI

Quando il treno parte ho con me quasi tutto quello che oggi mi rende felice. La valigia è leggera, ma ho tanti discorsi, in testa e nel cuore, parole e parole, domande, silenzi e voglia di ascoltare. Sono troppe settimane che non passiamo un po’ di tempo insieme e non è stata sempre facile, per te, questa estate.

Non siamo seduti vicini. Ogni tanto ti giri e mi sorridi e ti sorrido anch’io mentre il treno si ferma e riparte in direzione Venezia. Le stazioni sono quelle di sempre. Sono anni che percorro questa strada. Ma oggi è tutto diverso.

Ci muoviamo con la stessa curiosità. La stessa voglia di esplorare. Di ridere. Di parlare ancora no, ma arriverà il momento. Il tuo entusiasmo quasi mi sorprende, mi ricorda quando eri più piccolo e nei luoghi in cui stavi bene mi dicevi: ‘mamma: io, da grande, voglio vivere qua!’.

E’ un anno importante, lo sappiamo tutti e due. Io ho un po’ di paura. Tu, immagino, pure. Ma quest’anno non sarai più solo, non ti libererai di me. Io ho capito. Che avevo bisogno sciogliere i nodi, di spezzare quelle catene che non mi permettevano di essere felice. E, nel tritacarne, ci sei finito anche tu. Ma non avrei potuto portarti con me, era un viaggio solitario.

Oggi ho scelto le mie catene, e le scelgo tutti i giorni, perché la libertà non vive nella solitudine o nella lontananza dagli altri, o dalle emozioni. La mia libertà si nutre di tutto quello che mi trattiene e mi esalta, che mi aiuta tutti i giorni a svegliarmi con il sorriso, a cercare di andare oltre i miei limiti, a esplorare nuovi territori. Sto vivendo tante esperienze che presto o tardi dovrò abbandonare, ma sarò una donna totalmente diversa, pronta (finalmente) alla Vita.

Quindi parliamo. Ma non solo qui, che sembra una favola destinata a dissolversi con il treno del rientro. Parliamo sempre, quando vuoi e di tutto quello che desideri. Aprimi qualche finestra verso il tuo mondo. Fammi ascoltare le canzoni che ti piacciono. Parlami delle macchine che vorresti guidare, non ci capisco niente ma non importa. Mi hai recitato quei versi che, secondo te, descrivono perfettamente la solitudine nella famiglia:
E il corridoio che vi separa
Sta sotto al tetto che vi unisce

E’ perfetta, hai ragione. Lasciami essere una tua catena. Per me sei quella più importante.