Archivio per giugno, 2020

C’è sorriso e sorriso

Pubblicato: 23 giugno 2020 in 2020
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Spesso ci incontriamo la mattina. Qualche minuto, tante parole e poi via, ognuna nella sua vita. La guardo nella sua straordinaria bellezza, quella massa riccioli rossi che incorniciano un viso solare. L’inquietudine traspare ogni volta che parla, che mi fa intravvedere frammenti della sua storia. Che non è una storia di vittoria o di sconfitta, ma di una lotta che continua.

Abbiamo bisogno di sapere che andrà tutto bene, scordandoci che non è mai una meta, è solo una tappa. Camminiamo costantemente sull’orlo di un baratro, cosa positiva quando abbiamo le risorse, e le energie, per stare saldamente sul sentiero. Il problema è quando siamo soli e non vorremmo esserlo, siamo stanchi e non possiamo fermarci, non riconosciamo la strada e abbiamo perso la bussola.

Poi incontri un sorriso, che a ben vedere è molto simile al tuo, una porta d’accesso a un mondo che non è per tutti. C’è chi si accontenta e si ferma sulla soglia. Chi giudica e si disinteressa. Chi vede oltre, e apre uno spiraglio. Penso che le nostre sofferenze abbiano parole diverse. Che tu possa capirmi come io posso capirti. Che mi casa es tu casa, chica! E che forse un giorno potremo chiamarci: AMICHE.

Foto di Мария Ткачук da Pixabay

C’era una volta la vita…

Pubblicato: 6 giugno 2020 in 2020

C’era una volta la vita, la mia vita.

Non tutto rose e fiori, ma un progresso continuo. Da marzo 2017 a marzo 2020 ho preso strade e decisioni che hanno cambiato radicalmente tutto, oltre ogni mia previsione. Il mio mondo di sempre è stato stravolto: la paura, trasformata in azione, ha svelato immense opportunità. Nel lavoro, nelle amicizie, nel rapporto con me stessa. Tutto.

Marzo 2020, ma solo oggi sono riuscita ad ammetterlo: IO SONO MORTA.

Le persone che conosco hanno più o meno ripreso la vita di sempre. C’è chi addirittura ha migliorato molto la sua situazione. Io sono morta. E lo voglio ammettere in tutta la sua crudezza perché è l’unica speranza che mi resta. Perché sono giorni che vado avanti, semplicemente. Totalmente inconcludente. Passo al vaglio tutte le mosse che potrei fare ma non sento niente: nessuno stimolo, nessuna energia, nessun futuro. Quindi resto ferma, in quell’atteggiamento fallimentare che mi ha impantanato per anni. Non sento più quella rabbia che è stata fondamentale benzina le prime settimane del mio cambiamento. O l’energia mista a curiosità che accompagnava i miei passi anche in territori del tutto sconosciuti. Nemmeno quella lotta del tutto interiore in cui la voglia del cambiamento sfida la paura. Niente.

Vorrei sapere dov’è l’uscita; o quel lembo di filo rosso da riannodare alla mia vita precedente. Voglio sentire la forza. Voglio vivere. Semplicemente.

Foto di Free-Photos da Pixabay

Alla fine del sogno

Pubblicato: 5 giugno 2020 in 2020
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Fino a qualche anno fa era l’acqua l’elemento costante nei miei sogni. Onde gigantesche, alte quanto grattacieli, navigli limpidi, acque torbide, lunga risacca, siccità… Oggi è la luce. Una bella luce. Tanta, piena, accogliente, mai accecante. Generalmente accompagnata da un affascinante gioco di chiaroscuri.

Ecco. E’ successo di nuovo, stanotte.

Devo uscire. Ho un appuntamento importante. Sono quasi pronta, gli ultimi dettagli mi fanno andare in camera da letto. Mi accoglie un’esplosione di luce e solo in un secondo tempo mi accorgo che c’è una donna sul mio letto, sdraiata a pancia in giù, con i piedi sul cuscino e allungata in diagonale, fisico mozzafiato, capelli scuri, ricci e lunghi. Non vedo la faccia, affondata tra le lenzuola. Guardo quel corpo, non riesco a trovare nessun difetto. Non so chi sia, perché sia nuda e perché sia sul mio letto. So che devo lasciarle mio figlio, perché io devo andare via e il mio appuntamento è veramente importante. La ragazza (la donna?) inizia a parlare, troppo piano e con la faccia ancora inaccessibile. Mi accuccio per sentire e mi rendo conto che è completamente pazza, che mio figlio sarebbe in pericolo, che devo fare una scelta che non mi piace. Sento che sto per soffocare, sento che non è giusto, che c’è qualcosa che mi ruba l’aria.. la vita?

Il risveglio “violento” di oggi è simile a quello di ieri, in cui rispondevo alla telefonata di un amico che mi aggrediva lasciandomi senza parole. E, ancora, senz’aria. Probabilmente succederà anche domani, in qualche forma più o meno simile. C’è una strettoia e la montagna sta franando. Di giorno tengo tutto sotto controllo, più o meno. Apro e chiudo finestre, ma l’aria non mi manca. E i danni sono limitati. Respiro e penso che troverò la strada. La notte, la violenza soffocata viene fuori, probabilmente quella parte sdraiata e pazza mi assomiglia molto, per l’ostinata tendenza a mantenere un equilibrio che potrebbe non farmi arrivare in tempo al mio importante appuntamento.

IMMAGINE: Foto di 250432 da Pixabay

I got it

Pubblicato: 1 giugno 2020 in 2020
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Foto di chiplanay da Pixabay

Una mamma passa un piccolo gelato al suo bambino di tre anni, forse. Il bambino, contento, fa un po’ il pagliaccio e mi strappa un sorriso. Mi ricorda scene vissute qualche anno fa, lo dico senza tracce di nostalgia. Ma una domanda mi rimane addosso: “Non torneresti indietro, anche solo per un attimo?”

No.

Emozioni, sentimenti, parole. Ci sto facendo i conti oggi. Ho ascoltato voci tenere e dure che mi hanno invitato a scoprimi di più. E io che ho sempre pensato di essere addirittura troppo nuda, ho fatto una fatica tremenda a capire. Ho dovuto abbassare le difese, rileggermi con più umiltà e cercare di vedere con lucidità le mie parole. Ho letto altri stili, altre parole, emozioni e sentimenti.

Ho capito quanto le sfumature rendono viva un’emozione. Che un gesto semplice, come una carezza, può diventare un’esplosione di sensazioni se immaginata, vissuta, sentita, istante dopo istante, lentamente, fotogramma dopo fotogramma, nella ricchezza di particolari che rendono unica una mano che sfiora un viso, il mio viso, provocando reazioni, emozioni e…

..sui sentimenti le cose si complicano. Oggi la mamma con il bambino e il gelato un piccolo graffio me l’hanno lasciato. Nello sguardo del bambino, nel sorriso della mamma, ho visto tracce di un amore incagliato in un abisso troppo profondo da esplorare, ora.