
Spruzza passa sciacqua… Spruzza passa sciacqua… Impronte su impronte su ante da troppo tempo trascurate… Spruzza passa sciacqua… Il bianco torna bianco bello e basta così poco…
L’attenzione dura poco: le impronte mi portano fuori dalla cucina, da Cernusco e dalla realtà…
La bambina è bella, occhi azzurri e capelli biondi, vestita come una perfetta bambolina mano nella mano di una mamma tanto bella ma tanto diversa, decisamente mediterranea. Le luci del centro, lo splendore della Rinascente, scale mobili lampadari e lusso che sembrava appartenermi, solo perché lo stavo attraversando, annusando, vivendo.
E la grande scala di quella casa, quella che ancora sogno, di tanto in tanto, nonostante sia passata una vita.. quella scala che era destinata a occasioni importanti, come quelle tre stanze inviolabili, chiuse sempre a chiave tranne forse la domenica, che c’era la musica, o i filmini da aggiustare e vedere…
La casa era grande. Forse troppo per me, mi sembrava tutto troppo distante. E mi stupisco ancora quando penso a quando andavo a trovare la mia amica Marilena, un piccolo esercito di tre generazioni stipato in un bilocale o poco più e io facevo i conti e non capivo come si sarebbero sistemati per la notte, ma c’era anche una parte di me che la invidiava: lì dentro era impossibile essere invisibili…
Mi sembra di aver riprodotto quella distanza tante e tante volte, nella mia vita. E ora che mi pesa, che non basta una spugnetta per cancellarla mi chiedo, dopo tanta vita, come faccio a fare capire che ho bisogno di altro, di essere vista, e abbracciata, anche se abbasso gli occhi, o se dico che no, non è tanto importante.