
Recentemente ho avuto l’occasione di vedere sotto una nuova luce un mio aspetto. E l’ho trovato altamente imperfetto.
E siccome io sono io, non sono riuscita a fermarmi lì. Ho iniziato a pensare. E pensare…
Non ho ancora superato la mia idiosincrasia per le fotografie. Accetto meglio lo specchio. Ma vedo sempre i miei difetti che mi fanno l’occhiolino..
Per la prima volta è affiorata una domanda: “Cosa vorresti di diverso?”
Dunque..
Tutti i miei difetti parlano di me. Nel mio carattere e nel mio fisico si vede tutto. Basta poco. A innervosirmi e farmi scoppiare, tagliare ponti, chiudere porte. A tornare a ridere, chiedere scusa, riaprire le porte. Vedermi grassa, vedermi magra, sentirmi vecchia e poi giovane. Toccarmi la pancia, fiera del cammino fatto, ma sapere che potrei fare di più, meglio, diverso….
Continuare a cercare una stabilità, la mia stabilità, ma cadendo e rialzandomi senza tregua, anche fisicamente. Scrutare il mio orizzonte in cerca di un indizio, ma notare troppi microscopici dettagli che distolgono la mia attenzione. Cercare ostinatamente di raddrizzare tutto ma fermarmi quando i muri sono troppo alti. Alti per me. Che non ho più voglia. Ma poi comincio di nuovo, perché non riesco ad arrendermi.
E vado avanti così, sentendomi in armonia come mai prima, in questo oggi senza nessuna logica, in cui posso fare tutto e il suo contrario, perché non so più esattamente chi sono, ma so che c’è ancora strada da fare, prima del volo.
Quindi: “Cosa vorresti cambiare di te?”
Niente.