Arrivano momenti in cui è d’obbligo liberare una rabbia che scuota i cieli. Occorre per questo scegliere il momento giusto, la collera non va scatenata in modo indiscriminato.
Clarissa Pinkola Estés
Ieri. Dall’alba a notte fonda. Rabbia. Solo rabbia. Feroce. Da star male. L’istinto era di prendere una mazza e fare una strage. La razionalità mi ha soccorso, come al solito.
L’ultimo pianto, questa mattina. Ripensando a ieri. All’ennesimo teatrino.
Ero già pronta a un’altra giornata di … difficile serenità…. invece no. La rabbia, arrivata apparentemente senza un motivo scatenante, era necessaria per rimescolare le carte, per far tremare tutto, demolire le false certezze, allontanare parole poco mie. Dovevo ritrovare quel filo. Pochi giorni fa, mi sentivo catapultata come in uno scenario poco rassicurante. Post bombardamento. Ecco. Alla fine è così. Ieri la guerra, oggi bisogna capire come e dove ricostruire, rispettando tutti, tutte le scelte e le sensibilità.
Penso ad Ambra, il cane da caccia che sta in ufficio con noi. Quando usciamo per il caffè, sappiamo esattamente tutte le soste che dobbiamo fare. Sono i buchi, gli anfratti dove lei ha visto ‘delle prede’ (lucertole), e che tutti i giorni controlla minuziosamente. Bloccandosi. Ascoltando e osservando con un’intensità incredibile, come se il resto del mondo improvvisamente sparisse.
Mi sono sentita così: immobile. Sola. Zitta. Dovevo sentire il battito del cuore. Il primo segnale di vita. Pum pum… E’ arrivato! Dovevo riconoscere il punto di partenza: io.
Siamo pervase dalla nostalgia per l’antica natura selvaggia. Pochi sono gli antidoti autorizzati a questo struggimento. Ci hanno insegnato a vergognarci di un simile desiderio. Ci siamo lasciate crescere i capelli e li abbiamo usati per nascondere i sentimenti. Ma l’ombra della Donna Selvaggia ancora si appiatta dentro di noi, nei nostri giorni, nelle nostre notti. Ovunque e sempre, l’ombra che ci trotterella dietro va indubbiamente a quattro zampe.
Clarissa Pinkola Estés
Ho ritrovato il percorso che mi ha fatto arrivare fino a qua. Ho dato un senso a quello che mi sta guidando. Che non è, come mi è stato detto, il desiderio di perdermi in un sentiero comodo e piacevole per annullare i pensieri. Al contrario. E’ scegliere. Scegliere con la parte più vera di me. Io sono questo. Non posso ascoltare un insieme di belle frasi, sicuramente verissime, che non tengono conto della mia natura. Come del resto non posso tollerare a lungo la mia quotidianità. Impoverita da una serie di scelte non fatte. In cui ci muoviamo come zombie, tutti mutilati, facendo senza entusiasmo le cose che vanno fatte. Nulla di più. Di cui non sono semplicemente una vittima.
C’è solo una voce che devo rispettare. Quella che dice: “Ho la speranza”.
Non sarò io a soffocarla. Nel frattempo, come Ambra, cerco qua e là nella mia anima, quella storia che, giorno dopo giorno, viene sempre un po’ più a galla.