Quando il gioco si fa duro non sempre si hanno le forze per giocare. Le idee. L’energia.
In questi giorni vorrei che, improvvisamente, le catene si spezzassero; vorrei non sentire più niente e assaporare la leggerezza. Essere sparata via, lontano, guardare giù e accorgermi che è tutto così piccolo. Talmente piccolo che non può farmi male, non può fare niente. Stare in questa dimensione fino a quando non sento più questo vuoto. Quando le idee saranno tornate. E anche l’energia.
Il problema è che tutto il resto deve andare avanti. Quindi devo stare qui. E vivere.
Mi sento come una funambola, sospesa nel vuoto, che cammina sul filo, obbligata a trovare un equilibrio e ad allontanare la paura di cadere. Posso sperare che, eventualmente, riuscirò a vedere quella mano che arriva per sostenermi. Quell’abbraccio che mi faccia capire che non sono sola. Sentire quella voce che mi rassicura. Per ora cammino. E penso al prossimo passo.