La dieta è ufficialmente finita (già da un po’, a dire il vero).
Oggi, nella mia camminata quotidiana, mi sono impegnata a cercare una definizione all’inquietudine di questi giorni.
Da una parte devo definire con precisione il prossimo obiettivo. E in questa corsa al cambiamento mi sento un po’ persa. Questa prima fase è stata relativamente facile: un conto calorico, 10/15.000 passi al giorno, tenacia e forza di volontà e i risultati si sono visti.
Ora mi si presenta un’altra montagna da scalare ma, ahimé, non vedo il sentiero. Sono totalmente disorientata anche se so che non posso permettermi di sprecare il mio tempo. Ovviamente il primo punto da affrontare è definire la meta ma, non meno importante, riconoscere e abbandonare tutte quelle idee distorte che mi hanno bloccato in un limbo insopportabile.
Ma c’è un’altra cosa, che riguarda l’oggi. Una cosa a cui non avevo pensato. La barriera che prima mi ‘proteggeva’, mi nascondeva, mi allontanava, non c’è più. Oggi mi sento estremamente visibile. E questo è un bene, spesso è lusinghiero e non succedeva da tanto.
Ho scelto di muovermi in libertà in queste settimane, per ritrovare tinte e sfumature, odori e sapori necessari nel percorso di ieri, di oggi e, spero, di domani.
Oggi, però, sento che mi sfugge il controllo. E’ come se la parte più fragile di me, il mio cuore, fosse troppo esposto e in pericolo. Ho scelto di evitare il più possibile la razionalizzazione, il periodo lo richiedeva. Forse ho anticipato troppo i tempi. Forse avrei dovuto fortificarmi un po’. Basta così poco che un ciclone di emozioni mi travolga, e non sempre è positivo. Se tornassi indietro non sarebbe comunque più come prima. Sono io che sono diversa. Ho solo una direzione da percorrere, tutta davanti a me. L’unica cosa che posso fare, è mettermi alla guida, studiare le carte, abbandonare le zavorre, riconoscere la meta, elaborare il viaggio e ripartire.