L’influenza arriva, sale la febbre, si azzera l’energia ma non si spegne il cervello. Tre giorni di viaggi, più o meno lunghi, in luoghi strani, sempre angoscianti, cupi. Nei momenti di risveglio ho provato a pilotare il viaggio, pensando al mare, tanta acqua trasparente, libertà, spiagge bianche… tutto inutile!… una volta chiusi gli occhi mi ritrovavo nella stessa melma oscura lasciata poco prima. Discese infinite, luci sempre più lontane, gente sconosciuta, oppure nota ma insignificante rispetto alla mia esistenza e tutti parlavano parlavano parlavano……… non mi andava di ascoltare quello che raccontavano, le loro storie, volevo solo PACE.. pace… Alla fine del viaggio ho riconosciuto quegli occhi, ho afferrato quel braccio, mi sono chiusa in quell’abbraccio rassicurante.
Alla fine rimaniamo un po’ bambini. Ci sentiamo a casa se ritroviamo qualcuno che ci bacia sulla fronte e accarezzandoci, sorridendoci, ci rassicura che la febbre sta scendendo. E ritrovo la pace, e ritrovo la luce.
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